- 21/12/2022
20:30 - 22:00
Mercoledì 21 dicembre, ore 18.30
Teatro Domma
Via di Macchia Saponara 106
DAMIRA PLACATA
Dramma per marionette in tre atti
PERSONAGGI E INTERPRETI
Damira – Raffaella Milanesi, soprano
Creonte – Giacomo Nanni, basso
Fillide – Francesca Lombardi Mazzulli, soprano
Nigrane -Francesca Ascioti, contralto
Breno – Sabrina Cortese, soprano
Nerillo – Furio Zanasi, baritono
Silo – Luca Cervoni, tenore
Lerinda – Francesca Ascioti, contralto
ENEA BAROCK ORCHESTRA
Salvatore Carchiolo, clavicembalo e direzione musicale
Ideazione, costruzione dei burattini, allestimento e regia: Maria de Martini
Portare una inedita opera barocca, messa in scena dai burattini ed eseguita dal vivo con un gruppo di cantanti specializzati nel repertorio barocco, insieme a un piccolo ensemble orchestrale con strumenti originali in una zona periferica della città è una sfida culturale volta ad arricchire il patrimonio culturale delle nostre periferie.
Una raffinata proposta culturale, nutrita da un importante lavoro di ricerca musicologica, che non ha paura di presentarsi di fronte a un pubblico eterogeneo e, anzi, conta di coinvolgerlo attraverso i linguaggi utilizzati – la musica e il teatro di figura – che la rendono adatta alla fruizione da parte di un pubblico di adulti e non.
Il progetto è realizzato con il sostegno del Ministero della Cultura – Direzione generale Spettacolo ed è vincitore dell’Avviso Pubblico Lo spettacolo dal vivo fuori dal Centro -Anno 2022 promosso da Roma Capitale – Dipartimento Attività Culturali.
prevendita su diyticket.it | CallCenter 060406
Ingresso 1 Biglietto € 10,00 – Carnet 4 biglietti €25,00
L’OPERA PER MARIONETTE A VENEZIA
Il teatro d’opera per marionette ha una storia non ricchissima di titoli e tuttavia ricopre un ruolo non marginale nel panorama dell’opera barocca italiana. La fortuna del genere è soprattutto legata alle scene veneziane. Nella città lagunare esisteva infatti una lunga e fiorente tradizione di teatro di figura, legato soprattutto ai personaggi della commedia dell’arte. Calli e campielli erano popolati da figure in legno che declamavano discorsi e danzavano. Le loro voci erano alterate attraverso l’uso della pivetta, un apparecchio che si teneva nella bocca dell’attore, a mo’ di ancia, e ne distorceva la voce. Nei palazzi e nei teatri, in contrasto con tali grotteschi effetti vocali, si pensò invece di dare voce alle marionette nel raffinato stile vocale dell’opera in musica contemporanea, fino a comporre delle vere e proprie opere, pensate per essere eseguite in tal guisa. I primi esempi del genere risalgono agli anni intorno al 1680. In particolare, del 1679 è l’opera Il Leandro, con musica del Pistocchino (Francesco Antonio Pistocchi), rappresentata in un teatro privato a Riva delle Zattere e dell’anno successivo la Damira placata di Ziani. Nelle rappresentazioni di tali opere, gli strumentisti e i cantanti erano solitamente nascosti agli occhi del pubblico, al fine di rafforzare l’illusione scenica. Con gli anni, alle figure in legno ne vennero aggiunte altre costruite in cera.
LA “DAMIRA PLACATA”
Nel 1680, il Teatro San Moisé, eretto nel 1638 per volontà della famiglia Giustinian nei pressi del proprio palazzo, chiude temporaneamente i battenti per dare luogo a una completa ricostruzione, che lo renderà nuovamente attivo a partire dal 1684. Durante i lavori di demolizione e ricostruzione, lo spazio antistante viene occupato da una struttura eretta appunto per il teatro di marionette. Particolarmente attivo in questa impresa dovette essere l’ingegnoso burattinaio Filippo Acciaiuoli (1637-1700). Fiorentino, cavaliere di Malta, viaggiatore in oriente ed occidente, Acciaiuoli fu una poliedrica figura di poeta, burattinaio, scenografo, macchinista teatrale, pittore, matematico e musicista. A Roma L’Acciaiuoli portò a palazzo Colonna Il noce di Benevento o il Consiglio delle Streghe, al teatro Tordinona rappresentò I Campi Elisi, al Capranica mise in scena L’Inferno sempre con “infinite capricciose trasformazioni d’una cosa in un’altra”. Sempre a Roma, nel 1682, rappresentò Chi è causa del suo mal pianga se stesso, musicato da Marc’Antonio Ziani. Ma lo spettacolo non piace al Pontefice Innocenzo XI, cosicché l’Acciaioli presenta formali scuse, definendo se stesso un “buon Christiano” e la sua opera una semplice “bagatella”. Federico, Gran Principe di Toscana ebbe in regalo dall’Acciaiuoli un teatrino composto di 24 mutazioni di scena e 124 figure, tutte mosse da lui stesso senza aiuto alcuno, grazie ad un ben congegnato gioco di contrappesi. Scrive un cronista che il sovrano “ha fatto venire da Roma periti artefici, quali gli hanno lavorato una buona compagnia di recitanti di quelli che parlano per l’altrui bocca, si muovono al moto di un filo di ferro sottilissimo, et essendo statuette insensate, sono nelle scene mirabili ne’ loro gesti.[…] Il Granduca ritornò poscia nella sua città per accelerare la recita di quei fantoccini, essendo qua venuto da Roma il Cav.r di Malta Acciuoli prattico in eccellenza di tale sorte di commedia […] e perchè que’ burattini hanno presto imparata la loro parte et i gesti, s’è recitata con l’intervento di molte dame […]. Questi comici insensati sono con le scene venuti da Roma in dono al Sig.r Principe, e costano 20 mila scudi”. Nel 1681 l’Acciaioli mise in scena Ulisse in Feacia con musiche di Antonio del Gaudio e burattini di cera e nel 1689 un dramma comico su musica di Jacopo Melani, Girello, opera che aveva già conosciuto a Roma, qualche anno prima, grande successo per il ricco allestimento scenico e per la comicità alquanto pesante che aveva suscitato grande ilarità negli spettatori.
Il libretto della Damira è adattato alla scena marionettistica dallo stesso Filippo Acciaiuoli a partire da ub originale di Aurelio Aureli, che appartiene al filone letterario-favolistico in voga nella Venezia del secondo Seicento. La scena si finge a Menfi, in un tempo imprecisato dell’Egitto antico, e evoca gli sventurati casi di una regina ripudiata, Damira, e infine riammessa all’amore del re Creonte nell’inevitabile scioglimento finale. Aureli è uno degli autori veneziani più rappresentativi del periodo che precede la riforma arcadica dell’opera seria. La sua poesia si distingue nell’indugiare sui “ricercati dilemmi di una brillante casistica erotica” (Mutini). Dal punto di vista musicale, l’opera di Ziani rivela una sicura conoscenza degli stili veneziani. Le arie sono condotte spesso su ostinati; i numeri di maggior successo sono arie commoventi e lente in 3/2 o un misurato 4/4. Il recitativo è aggraziato e melodioso, il suo movimento armonico e le inflessioni melodiche accuratamente adattate per riflettere il flusso e riflusso del dramma. Si nota anche una certa varietà formale nella strutturazione delle arie, così come notevole è la presenza di un buon numero di arie accompagnate dagli archi. Se si esclude la ripresa della Fenice nel 1980, in occasione del terzo centenario della prima rappresentazione dell’opera, il titolo non ha conosciuto, per quanto ci consta, altre esecuzioni in epoca moderna.
La messa in scena
Nonostante la sua ambientazione esotica “a Menfi, lungo le sponde del Nilo” la trama della Damira Placata non ha molto a che vedere con l’ Egitto. E’ piuttosto uno sguardo all’ Egitto attraverso gli occhi di un uomo del settecento, che con molta probabilità non era mai stato. E’ invece un’ opera barocca veneta con molti spunti comici e l’ adattamento alle marionette voluto dall’ Acciaioli è pienamente giustificato perché la presenza del fantoccio in scena consente di caricaturalizzare i personaggi e favorisce la narrazione fiabesca. I Fantocci sono molto grandi, e si vedono da una distanza maggiore rispetto al classico burattino a guanto e sono una sorta di fusione tra la marionetta (colta e verosimigliante) e il burattino (imperfetto e grottesco). Gli operatori vi scompaiono dentro e ne manovrano il movimento delle mani e della bocca senza essere visibili. Alcune repliche degli stessi pupazzi, in scala ridotta, rendono possibili piccoli effetti prospettici e nei due balletti presenti nell’ opera le marionette del “corpo di ballo” si lanciano in volteggiamenti che il corpo fisico del danzatore o dell’ attore non accetterebbe di buon grado di sostenere. Il fondale è liberamente ispirato ad un “capriccio con rovine classiche” in un collage di fiume Nilo, piramidi, Sfinge, Canal grande , piazza S. Marco, palazzo Ducale e ponte di Rialto e i costumi barocchi di Nerillo e dei pupazzi hanno alcuni elementi esotici.
Nata per volontà di Francesca Ascioti EneaBarockOrchestra è stata fondata nel giugno del 2018 in occasione della prima esecuzione italiana in tempi moderni della serenata Enea in Caonia di Johann Adolph Hasse (col il sostegno della Johann Adolf Hasse Stiftung, della Johann Adolf Hasse Gesellschaft München e la consulenza scientifica di Raffaele Mellace).
Il nome dell’orchestra è un omaggio alle due anime di Hasse, quella italiana – il paese nel quale formò il proprio linguaggio musicale e ottenne i primi successi – e quella tedesca delle sue origini. Dal settembre 2019 l’orchestra è guidata dal suo direttore principale, Stefano Montanari.
Aqua Felix ha al suo attivo numerosi di spettacoli di teatro musicale (Rencesvals, Il Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi, Il Flauto Magico di Mozart, l’Usignolo dell’Imperatore, Il Galateo, La Luna e la Follia, Christmas Carol) spettacoli nei quali, partendo da uno studio attento delle fonti letterarie e musicali si viene a creare una equilibrata fusione del linguaggio antico con quello attuale.
La sperimentale contaminazione delle tecniche ha prodotto sempre risultati artistici di successo, che hanno permesso di trasformare importanti testi in spettacoli alla portata di un pubblico moderno. Con lo spettacolo musicale “Eine kleine Zauberflote” è stata ospite del Festwocken der Alten Musick di Innsbruck e del Festival di Potsdam Sansoucci.
Sede: Teatro Domma